“Sono trascorsi ormai cinquantuno anni da quel tragico 5
maggio del 1960, quando un giovanissimo cronista di nera, appena 25enne,
esperto e profondo conoscitore di cosa nostra, venne 'suicidato' da cosa nostra
a Termini Imerese (PA). Era una voce libera e coraggiosa, con una voglia di
raccontare indomabile che terrorizzava i ‘boss’ della zona che decisero di
fermarlo”.
Così da Siena, dove si trova per la presentazione del suo
libro, Sonia Alfano, parlamentare europeo e presidente dell’Associazione
Nazionale Familiari Vittime di Mafia, ricorda Cosimo Cristina, il primo
giornalista ucciso da cosa nostra, che tentò di farlo passare come un suicidio,
adagiando il corpo del giovane cronista sui binari della ferrovia.
“Immagino Cristina, Impastato, Spampinato, Francese,
Rostagno, De Mauro, Fava e mio padre stesso, Beppe Alfano, in questa Italia.
Con il loro apporto forse la storia avrebbe preso una piega diversa - sottolinea
-, forse oggi questa nazione sarebbe un posto migliore, grazie alla libertà
delle loro penne. E’ per questo - conclude - che la mancanza di Cosimo Cristina
non si affievolisce negli anni”.
Sulla storia di Cosimo
Cristina è stato realizzato negli anni scorsi un blog da Calogero Giuffrida che
è servito anche come punto di riferimento per studenti e quanti volessero
scoprire la figura del primo giornalista ucciso dalla mafia in Sicilia. Nei
prossimi mesi lo stesso autore darà alle stampe una nuova pubblicazione per
raccontare il barbaro delitto del giovane cronista.
| inviato da
ComuniCalo il 5/5/2011 alle 12:12 | |